Conosciuta con l’acronimo TEM, la figura del Temporary Export Manager riveste, oggi, un ruolo di primo piano nel processo di internazionalizzazione delle imprese.
Il compito di un TEM, infatti, è quello di esplorare i mercati esteri e offrire alle aziende il supporto linguistico, tecnico e commerciale necessario per l’espansione oltreconfine.
In questo articolo vedremo, quindi, di cosa si occupa un Temporary Export Manager, come funziona l’integrazione tra il TEM e l’azienda, perché è importante avvalersi della sua consulenza e cosa si rischia, invece, rinunciando alla sua collaborazione.
Sommario
Come lavora il Temporary Export Manager?
A differenza di quanto si pensi, il Temporary Export Manager è un professionista pienamente operativo: la sua funzione, infatti, non si limita alla mera consulenza, ma prevede la collaborazione con i responsabili commerciali dell’azienda, assieme ai quali identifica, pianifica e pone in essere le necessarie strategie di marketing.
Formalizzato l’incarico, il lavoro del TEM ha inizio nel momento in cui lo stesso analizza la produzione e le procedure interne all’azienda, constatandone l’integrità e verificando la loro compatibilità con i requisiti di accesso al mercato estero.
Terminata questa prima analisi, il TEM procede con lo studio dei prodotti e/o i servizi offerti dal cliente, per poi individuare i canali di distribuzione più utili e vantaggiosi.
In ultimo, il Temporary Export Manager esamina l’attività dei competitor, individua potenziali nuovi clienti, stabilisce partnership strategiche e supporta, in sinergia con l’ufficio commerciale dell’azienda, l’attività di vendita all’estero.
Come si integra un TEM in azienda?
Il processo d’integrazione di un Temporary Export Manager con le risorse interne di un’azienda si articola, generalmente, su 4 passaggi. Scopriamo insieme quali sono…
1. Valutazione iniziale e mappatura delle competenze
L’integrazione inizia con un’attenta valutazione delle risorse interne dell’azienda.
Attraverso un approccio sistematico, il TEM mappa le competenze e le capacità esistenti, identificando le aree di potenziale miglioramento e collaborazione.
2. Definizione di obiettivi e strategie condivise
Terminata la valutazione, si procede con la definizione di obiettivi chiari e la formulazione di strategie di esportazione in linea con la visione aziendale.
Il TEM, quindi, lavora a stretto contatto con i team interni, garantendo che le strategie adottate siano realistiche, misurabili e allineate agli obiettivi complessivi dell’azienda.
3. Formazione e sviluppo delle competenze
Il 3° passaggio riguarda la formazione e lo sviluppo delle competenze interne.
Attraverso sessioni di formazione e mentoring, il TEM trasmette conoscenze e competenze specifiche, preparando il team alle sfide del mercato internazionale.
4. Collaborazione e comunicazione continua
Il processo d’integrazione prevede, infine, l’avvio di una comunicazione continua, la quale deve essere accompagnata da un approccio fortemente collaborativo.
Ecco, quindi, che il TEM instaura un dialogo costante con i vari reparti, favorendo lo scambio di idee e feedback e alimentando l’innovazione e l’efficienza operativa.
Perché è importante avvalersi di un TEM?
Secondo l’indagine “Le aziende italiane alla conquista dei mercati esteri” (2018), commissionata da HSBC e condotta dall’Università di Padova su un campione di 800 imprese italiane, l’export del made in Italy è motivato dai seguenti fattori:
- la presenza di clienti e fornitori chiave a livello locale (39%)
- la riduzione dei costi (22%)
- la disponibilità di partner locali qualificati (20%)
- la vicinanza dei mercati di sbocco (18%)
Visti i risultati di cui sopra e tenuto conto del considerevole aumento delle esportazioni relativo all’anno 2021 (+18,21%), è chiaro che quella di esportare i propri prodotti o servizi all’estero avvalendosi dell’esperienza di un Temporary Export Manager sia, ormai, una scelta strategica imprescindibile.
Cosa si rischia rinunciando a un TEM?
Come facilmente intuibile, lanciarsi sui mercati esteri senza il supporto di un Temporary Export Manager significa mettere a rischio il business dell’azienda al di fuori dei confini italiani, e quindi la crescita dell’impresa stessa.
Per cominciare a vendere all’estero, infatti, non è sufficiente volerlo con tutte le proprie forze, ma bisogna anche possedere le risorse e le competenze necessarie. Ed è qui che entra in gioco la figura del TEM.
In un mercato globalizzato e dinamico come quello attuale, rinunciare al supporto di un TEM e lasciare che i propri competitor occupino le nicchie di proprio interesse significa, di fatto, condannarsi a un futuro in cui sarà necessario rincorrerli e recuperare terreno, con un significativo dispendio di soldi ed energie.
Esistono fondi per l’inserimento di un TEM?
Come da Decreto Ministeriale dell’8 aprile 2019, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) e SACE SIMEST sostengono l’inserimento di Temporary Export Manager in azienda attraverso l’erogazione di specifici finanziamenti a tassi agevolati.
Il Decreto prevede la possibilità di coprire il 100% delle spese, a patto che le stesse siano comprese tra i 25.000 e i 150.000 euro e riguardino l’erogazione di servizi volti a facilitare i processi di internazionalizzazione d’impresa.
Temporary Export Manager: i nostri servizi
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