Capita che, in un momento di particolare lucidità e ispirazione, un imprenditore si renda conto che LinkedIn potrebbe essergli utile per promuovere la sua azienda.
Un’intuizione corretta, la quale culmina spesso con l’apertura di una pagina aziendale, nella convinzione che la stessa sia sufficiente per ottenere visibilità e nuovi clienti.
In realtà, sul social di casa Microsoft le cose funzionano in modo leggermente diverso. Vero è, infatti, che lo strumento di promozione più efficace su LinkedIn non è la pagina aziendale, ma il profilo personale, con al primo posto quello dell’imprenditore.
In questo articolo vediamo, quindi, perché puntare solo sulla pagina LinkedIn non sia affatto sufficiente, come sfruttare il profilo per promuovere la propria azienda, quali contenuti bisognerebbe pubblicare e quali errori sarebbe decisamente meglio evitare.
Sommario
Perché la pagina LinkedIn non basta
Partiamo subito col dire che le pagine LinkedIn soffrono di un annoso e gravissimo problema: l’algoritmo le penalizza pesantemente, mostrando i post pubblicati – ma non sponsorizzati – a una quantità di utenti davvero esigua. Si stima, infatti, che meno del 3% dei follower di una pagina veda effettivamente ciò che viene pubblicato.
Ma non finisce qui: anche se un post viene visualizzato, l’utente medio tende spesso e volentieri a ignorarlo. Perché succede questo? Semplice: perché le persone si fidano delle altre persone, non dei marchi. È una questione di istinto, di pancia. Se vedo un post firmato “Azienda XYZ”, reagisco in modo molto diverso rispetto a quando, invece, intercetto un post in cui Giovanni racconta la sua esperienza come Temporary Export Manager per le PMI, oppure uno di Caterina che spiega come funziona un click day.
Riflettiamoci insieme un attimo: quando ci troviamo a scegliere tra due fornitori simili, non preferiamo, forse, quello di cui conosciamo la storia, i valori e il modo di lavorare?
Ecco, è esattamente ciò che succede su LinkedIn. L’imprenditore che si mette in gioco, racconta le sue esperienze e condivide le proprie competenze gode di un vantaggio competitivo enorme rispetto a chi, invece, “si nasconde” dietro il logo aziendale.
Questo, in buona sostanza, il motivo per cui LinkedIn è pieno di pagine aziendali che parlano al vento, con zero engagement e ancora meno risultati concreti. Non proprio il massimo, per chi è partito con l’idea di puntare tutto sul Social Media Marketing.
Il potere di un profilo LinkedIn efficace
Qui le cose si fanno ancor più interessanti: secondo studi recenti, infatti, i contenuti pubblicati dai profili Linkedin ottengono il 175% di visualizzazioni in più rispetto a quelli postati dalle pagine aziendali. Ciò significa che, se il post di una pagina raggiunge 500 visualizzazioni, lo stesso ne otterrebbe quasi 1.400, se venisse pubblicato col profilo.
Non è, però, solo questione di algoritmi e visibilità. Quando, in qualità d’imprenditore, si racconta la propria storia, si parla delle sfide che si affrontano ogni giorno, si celebra un successo o si condivide una riflessione relativa al proprio settore, si sta facendo qualcosa di molto potente: costruire fiducia. E la fiducia, nel business, vale più dell’oro.
Tu che stai leggendo questo articolo, ad esempio, compreresti più volentieri da un’azienda che posta solo comunicati asettici tipo: “Siamo felici di annunciare che…”, oppure da un imprenditore che racconta come ha risolto un problema, quali errori ha commesso e cosa ha imparato da questa nuova esperienza? Risposta scontata, direi.
Inoltre, LinkedIn premia i contenuti che generano conversazioni, ed è assai più probabile che una persona commenti il post di un’altra persona, anziché quello di un’azienda. Più commenti significano più visibilità, e quindi maggiore possibilità di intercettare nuovi clienti. In un circolo virtuoso che può davvero fare la differenza.
Come costruire il proprio brand personale
Fare Personal Branding su LinkedIn non significa diventare un influencer o un VIP. Significa, piuttosto, comunicare se stessi, ma in modo strategico e coerente.
Il primo passo consiste, come ovvio, nel compilare il profilo personale: una foto professionale, un sommario (o headline) che spieghi chiaramente cosa si fa, una sezione “Informazioni” in cui sia riportata la propria storia in modo originale, esaustivo e coinvolgente. Per quanto semplici, questi passaggi vengono spesso trascurati dai nuovi iscritti, per poi finire col lamentarsi sostenendo che: “LinkedIn non funziona!”.
Attenzione, però: ottimizzare il profilo LinkedIn non significa riempirlo di parole chiave a caso sperando di ingannare l’algoritmo, ma raccontare in modo autentico chi si è, qual è il proprio lavoro e, soprattutto, quale valore si può portare a chi sta leggendo. Se, ad esempio, ci si occupa di bandi pubblici e finanza agevolata, non ha senso presentarsi come “guru del Marketing”. Onestà e coerenza vengono prima di tutto.
Sistemato il profilo, si passa alla scelta degli argomenti che saranno oggetto dei post: se l’obiettivo è quello di diventare un punto di riferimento per il proprio settore, allora è sufficiente selezionare 3-4 temi legati al business dell’azienda. Evitiamo, dunque, di presentarci come “tuttologi”, perché non riusciremmo a crearci alcun seguito utile.
Cosa pubblicare su LinkedIn e cosa no
Veniamo, ora, alla domanda che tutti, dall’imprenditore digitale all’operatore di call center, si pongono una volta creato il profilo LinkedIn: “Cosa bisogna pubblicare?“.
La risposta è più semplice di quanto si pensi: basta raccontare il proprio lavoro e la propria vita, facendolo in modo sincero, comprensibile e possibilmente coinvolgente.
Di seguito, alcuni suggerimenti poco originali ma molto efficaci:
- Abbiamo chiuso un progetto bello tosto? Raccontiamo come è andata, quali difficoltà abbiamo incontrato e come le abbiamo brillantemente superate
- L’azienda ha raggiunto un nuovo traguardo? Celebriamo questo successo, illustrando anche il percorso intrapreso e il contributo dato da ognuno
- Abbiamo assunto qualcuno? Presentiamo il nuovo collaboratore, spiegando cosa ci ha colpito del suo approccio e, ovviamente, di cosa andrà a occuparsi
Un altro filone vincente è rappresentato, poi, dalle riflessioni inerenti il proprio settore: trend che si stanno osservando, mutamenti del mercato e sconvolgenti innovazioni. Non serve essere i primi a farlo, ma è comunque utile offrire la propria prospettiva unica, ovvero quella di un imprenditore che vive quotidianamente certe dinamiche.
L’importante, quando si sta costruendo il proprio brand personale, è non cadere nell’autoreferenzialità, ma focalizzare l’attenzione sulla qualità del proprio operato attraverso la condivisione di storie autentiche, magari accompagnate da qualche dato.
Infine, un’altra cosa da evitare sono i post motivazionali da quattro soldi, ovvero quelli tipo: “Il successo è fatto per l’1% di competenza e per il 99% di impegno”, le citazioni di Marchionne a sproposito e i selfie scattati in macchina con la didascalia: “Direzione nuovi obiettivi!”. Tutta roba, questa, che fa venire i conati a chiunque possieda un minimo di buon gusto e che, inoltre, non aggiunge alcun valore alla conversazione.
Gli errori più comuni su LinkedIn (e come evitarli)
Sono quasi 10 anni che mi occupo di Social Media Marketing, ma gli errori che vedo commettere a livello di comunicazione social personale sono sempre gli stessi.
Il primo e più comune è quello della discontinuità: dopo aver iniziato con encomiabile entusiasmo e aver postato ogni giorno per due settimane, alla prima “giornata full” ci si dimentica di LinkedIn e lo si lascia fermo per mesi. Così non funziona, ragazzi. La costanza è fondamentale per costruire una solida presenza su LinkedIn.
Il secondo errore, invece, è quello di essere troppo promozionali: LinkedIn non è una bacheca pubblicitaria dove spiattellare continuamente i propri servizi, ma uno spazio di conversazione professionale dove mostrare competenza, condividere valore e costruire relazioni. Se lo si vive così, le opportunità di business non mancheranno.
Terzo errore: ignorare le interazioni. Pubblicare un post e poi sparire nel nulla non ha senso. Se qualcuno commenta, bisogna rispondere. Se qualcun altro avanza una critica garbata o manifesta un dubbio, è bene affrontare la discussione quanto basta per chiarire la questione. I monologhi possono andare bene a teatro, ma non su LinkedIn.
Infine, c’è l’errore della forma: post chilometrici senza alcuna separazione in paragrafi, testi pieni di errori grammaticali o talmente asettici da sembrare scritti dall’intelligenza artificiale. Su LinkedIn la forma conta quanto la sostanza, quindi abbiatene cura.
LinkedIn Marketing e Branding: i nostri servizi
Giunti al termine di questo spiegone, possiamo dire che promuovere un’azienda su LinkedIn richiede una strategia che non si fermi alla pagina aziendale, ma coinvolga anche il profilo dell’imprenditore (e magari anche quelli dei suoi collaboratori).
Certo, costruire una solida presenza su LinkedIn è impegnativo e, come ovvio, non è detto che tutti abbiano il tempo, le competenze e la voglia di farlo. Tra amministrare l’azienda, seguire i clienti e occuparsi di mille altre incombenze, riuscire a portare avanti una comunicazione efficace su LinkedIn può rivelarsi un’impresa davvero titanica.
Dato questo, se sei al timone di un’impresa e pensi che sia arrivato il momento di dare un senso alla tua presenza su LinkedIn, inviaci una mail a info@ammodino.it o compila il modulo di contatto che trovi qui sotto: io e gli altri ragazzacci di Ammodino saremo felici di analizzare la tua situazione e aiutarti a dare uno sprint al tuo profilo personale.
 
                     
                       
                       
                       
                       
                       
                       
                       
                       
                       
                       
                      